Valérie Guelfi (EdR): “Banche Usa e consumi europei”

Titoli finanziari e tech statunitensi, dei consumi in Europa. Sono alcune delle idee del fondo EDR Global Value di Edmond de Rothschild guidato dal gestore Valérie Guelfi. “L’economia statunitense sta continuando a migliorare a buoni ritmi e mostra una crescita solida, quella europea sta uscendo da una fase di difficoltà – spiega Valérie Guelfi in una intervista esclusiva a Finanza Operativa – Per quanto riguarda invece la Cina, ci siamo fatti l’idea che le previsioni negative siano andate un po’ oltre quella che è la realtà. Vediamo anomalie vistose sul mercato e stiamo operando quindi in quest’ottica”.
Ci fa qualche esempio? “I report indicano che gli indici sono correttamente valutati, in media con i loro multipli storici, ma tra i settori vediamo enormi differenze: quelli più difensivi sono a valutazioni estreme, quelli ciclici sono invece estremamente a sconto. Troppo a sconto a nostro giudizio, quindi stiamo prendendo posizioni che reputiamo daranno benefici al portafoglio nel medio periodo. Lo stesso dicasi per diversi comparti nei Paesi sviluppati”. Ad esempio? “Riteniamo che le banche Usa siano decisamente sottostimate: negli ultimi anni non hanno distribuito quasi utili ma hanno rafforzato il capitale, tanto che sono ormai a livelli di Tier superiori al 10 per cento. Insomma in sicurezza. Inoltre l’attività di lending procede in modo sostenuto e i prestiti avvengono a tassi variabili, quindi beneficeranno dell’aumento dei tassi, mentre la raccolta avviene ancora a condizioni ottimali e stabili. Ma a Wall Street sono valutate ancora al patrimonio, anche se ora potranno tornare a distribuire copiosi dividendi e fare buy back. Due titoli che abbiamo in portafoglio sono Citigroup o Jp Morgan”.
E in Europa? “I consumi restano un’asset class interessante: titoli come Kering sono stati puniti, a nostro modo di vedere eccessivamente, per la loro esposizione in Cina: ma brand come Gucci o Bottega Veneta non sono sostituibili facilmente, a differenza ad esempio di un prodotto tecnologico. Senza contare che la loro presenza diffusa in tutto il mondo li rende abbastanza immuni da un calo in un singolo Paese”. E il tech? “La social e la sharing economy ovviamente ci piacciono e non possiamo non seguirli, ma i multipli sono elevati. Viceversa titoli della ‘vecchia’ tecnologia passano ora a ratio decisamente value, ma continuano a essere i pilastri su cui si regge tutto il tech. Penso ad esempio a Cisco, a Emc o a Ibm”.
A proposito di value: il comparto Energy passa di mano a multipli contenuti, ma si tratta di una buona occasione di acquisto oppure sono ancora troppo cari? “L’Energy come tutte le materie prime sconta la caduta delle previsioni dell’economia. Ma le azioni endogene ed esogene messe in atto stanno portando a un calo dell’offerta: dalla mossa di Glencore di tagliare la produzione al fallimento di società legate allo shale oil. Abbiamo già in portafoglio titoli del comparto e pensiamo possano dare buone soddisfazioni. Alcuni mesi fa avevamo comprato Italcementi intorno ai 6 euro, proprio perché consideravamo il settore sottovalutato. L’Opa di Heidelberg a 10,6 euro ha reso esplicito e confermato questa nostra convinzione”.  Max Malandra

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