Valute Emergenti: universo eterogeneo

A cura di Banca del Piemonte

A differenza di precedenti sell-off generalizzati, in questo periodo spicca come caratteristica la divergenza di performance tra i diversi paesi. Il primo esempio è rappresentato dalla Lira Turca che dimostra come dei rendimenti anche molto elevati non siano sufficienti a proteggere gli investimenti quando vi è la percezione di possibile instabilità finanziaria di un Paese. Le dichiarazioni di Erdogan sulla volontà di voler abbassare i tassi (contro ogni ragionevole regola di politica monetaria) hanno gettato ulteriore benzina sul fuoco del cambio portandolo a nuovi minimi contro il dollaro, con un bilancio settimanale estremamente negativo (perdite di circa 7%).

Dall’altro lato dell’universo emergente vi sono poi valute come il Peso Messicano ed il Rublo Russo che hanno dimostrato negli ultimi tempi una discreta resilienza alla forza del dollaro e si sono mostrate capaci di consolidare ed estendere (caso del MXN) i recenti guadagni.

Real Brasiliano e Rand Sudafricano, con le loro posizioni verso l’estero meno forti rispetto ai paesi citati in precedenza, si situano in una posizione di moderata debolezza, coerente con la fase di assestamento nel trend di deflussi da questa area di investimento.

Guerra commerciale, Yuan e borsa cinese

L’accelerazione sul fronte del protezionismo commerciale, innescata dall’annuncio che una nuova  e  massiccia ondata di tariffe (su 200 mld di importazioni dalla Cina) è allo studio, ha indubbiamente portato una certa dose di volatilità in settimana ma non necessariamente nella direzione preventivata. L’unico vero filo conduttore al momento sembra essere quello di una liquidità globale sempre più precaria.

La debolezza dello Yuan è stata una conseguenza preventivabile dell’escalation fra USA e Cina. Il dollaro nelle ultime ore ha dimostrato una forza generalizzata nei confronti dei principali cross, coerente con il suo movimento di rafforzamento verso la valuta cinese. Le borse asiatiche hanno messo a segno un rimbalzo poderoso dopo le perdite che hanno seguito l’annuncio dei nuovi dazi in arrivo, supportate probabilmente da qualche tentativo delle autorità cinesi di mostrare una certa volontà di contenere l’escalation in atto e di sedersi ad un tavolo per trattare. Hanno inoltre contribuito le ottime notizie su ZTE, a cui il Dipartimento per il Commercio USA ha eliminato il divieto di acquisto di componentistica americana: la notizia ha generato un rimbalzo del titolo ad Hong Kong.

Giornate difficili per il petrolio

Nonostante il dato settimanale sulle scorte US abbia mostrato un calo ampiamente superiore alle attese, nessun supporto è arrivato ai prezzi del petrolio dal momento che probabilmente la spiegazione va ricercata altrove. Le forti perdite fatte registrare dal WTI e dal Brent hanno origine dalle seguenti notizie: dato che mostra la produzione OPEC del mese di giugno in aumento (rispetto a maggio); nuove stime che vedono la produzione non OPEC per il 2019 più elevata rispetto alle formulazioni precedenti; la riapertura di terminali libici che avevano letteralmente bloccato la produzione in quel paese, pronto ora a riaffacciarsi sul mercato.

Da notare che il comparto dell’energia questa volta potrebbe essere stato coinvolto in una correlazione più stretta con le materie prime industriali (vedasi rame) che invece continuano a far segnare nuovi minimi di periodo nel timore di un rallentamento economico globale e del commercio internazionale.
Sicuramente il fatto di avere due dei principali produttori mondiali di petrolio (Arabia Saudita e Stati Uniti) che spingono, con diverse motivazioni, per calmierare i prezzi non costituisce un fattore positivo che possa esercitare spinte rialziste.

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