Venti contrari dalla Cina

Pubblicato oggi il PIL cinese per il terzo trimestre, che ha deluso le aspettative registrando una crescita del 6,5%, un decimo di punto sotto le previsioni e due decimi inferiore rispetto al secondo trimestre. Di pari passo si riduce il ritmo di espansione della produzione industriale di settembre al 5,8% annuo (dal 6,1% di agosto), solo in parte compensato dalla salita delle vendite al dettaglio al 9,2% (da 9%). L’intervento verbale dei vertici cinesi tranquillizzano i mercati, che avevano anticipato le flessioni nei giorni scorsi (temendo un dato negativo), determinando oggi la ricopertura di alcune delle posizioni ribassiste implementate in precedenza ed un recupero dei prezzi.

In questo scenario, l’azionario cinese quest’anno è stato il peggiore a livello globale, con le tensioni commerciali e le meno ottimiste previsioni di crescita che si combinano peggiorando il sentiment degli operatori. Ad aggiungersi alle problematiche il rischio di una smobilitazione delle attività degli investitori, che hanno oltre 600 miliardi di dollari di azioni come garanzia per prestiti e potrebbero essere costretti a vendere sul mercato. Una delle alternative al vaglio delle autorità è un intervento in acquisto, stanziando dei fondi per interrompere il ciclo ribassista, come accaduto all’apice della crisi nel 2015; questa strada viene al momento vista come soluzione di ultima istanza, rischiando di incentivare in futuro l’assunzione di rischi eccessivi presupponendo la garanzia statale in caso di problemi. D’altro canto, non fare nulla mina la stabilità del sistema finanziario, riducendo la forza di Pechino nella trattativa in corso con Washington.

Per il momento il Governo si è limitato a un “intervento verbale”, confermando il supporto per il mercato ma astenendosi dall’intervenire in maniera diretta, mentre la Banca Centrale annuncia misure volte a ridurre le difficoltà di finanziamento delle compagnie: il risultato è una ripresa dell’indice azionario di riferimento di Shanghai di due punti percentuali.

<“Tuttavia – avvertono gli analisti di Wings Partners Sim – al momento il rischio maggiore percepito nel Vecchio Continente, è quello relativo da una crisi politica italiana, che potrebbe avere un effetto contagio su tutta l’area della moneta unica e mettendo in dubbio la possibilità di uscire dalla situazione di allentamento monetario della Banca Centrale Europea. E le aspettative degli economisti sono di un rialzo del costo del denaro a partire dalla prossima estate, con la fine dell’era dei tassi negativi sui depositi prevista dal gennaio 2020, a seguito di quattro ritocchi al rialzo“.

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