Tra le novità sul fronte macro, spicca la clamorosa sorpresa positiva delle retail sales USA di maggio uscite oltre il doppio delle attese, e con revisioni al dato di aprile. Considerando che finora i consumi erano stati la parte più deludente nell’ambito recupero dell’attività evidente nei dati globali, ecco che questo dato accentua la sensazione di “V shaped recovery” che sembra animare l’azionario.
Sta di fatto che, dopo la significativa correzione della scorsa settimana, e un inizio negativo, la prima metà di questa sta permettendo un discreto recupero. Alla causa hanno giovato anche ulteriori speculazioni di piani di stimolo in arrivo in US (si è tornati a parlare di piano infrastrutture, ma non solo. E’ inevitabile: tra la seconda metà di giugno e fine luglio si esauriscono i prestiti del PPP e le estensioni dei sussidi di disoccupazione, mentre gli assegni inviati agli Americani ad aprile e maggio diventeranno un lontano ricordo. E’ praticamente certo che il Congresso produrrà estensioni dei programmi, dopo la pausa del 4 luglio. Considerando che lo stimolo fiscale già deliberato (e in gran parte erogato) è superiore al 13% del Pil per l’anno in corso, e visto quel che bolle in pentola un 20% non è da escludere.
In generale, pur con la tara del lag nella rilevazione, la differenza tra la qualità dei dati USA e quelli europei e globali è stata niente meno che spettacolare. Per avere un idea di quanto i primi hanno recuperato in relativo rispetto al resto si può guardare ai rispettivi surprise index, con quello USA ai massimi storici e quello EU ancora su livelli depressi.
A bocce ferme, si potrebbe osservare che l’EU ha parecchio margine per sorprendere in positivo rispetto agli USA, dove, dopo gli ultimi exploit, gli analisti avranno iniziato ad adeguare le attese. E’ un fatto però che a livello di asset, quelli europei hanno recuperato meno di quelli USA, ma la differenza di performance non è minimamente paragonabile a quella implicita nella qualità dei dati. Così come Wall Street, anche l’azionario continentale sta anticipando un significativo miglioramento dei dati, in questo caso ancora da vedere.
I nuovi cantieri USA di maggio hanno deluso le attese (+4.3% vs stima +23.5% da precedente -26.4%) ma i permessi di costruzione (+14.4% da -21%) pur leggermente sotto attese, lasciano ben sperare per un recupero.
Nonostante la correzione della settimana scorsa, il sentiment sull’azionario USA, da parte di alcune categorie di investitori continua ad essere estremamente euforico. Complice una recente ampia diffusione tra il retail, l’ottimismo espresso dagli operatori in derivati ha raggiunto nuove vette, superando di parecchio i livelli già elevati osservati a febbraio (vedi grafico di Sentimentrader.com).
Come abbiamo avuto modo di sperimentare parzialmente la scorsa settimana, questo tipo di eccesso, nel breve, è foriero di correzioni, specie in un periodo, come quello attuale, in cui i catalyst negativi non mancano. Certo è che però negli ultimi mesi esplosioni di euforia si stanno facendo più frequenti e violente, un mood che mi sembra richiamare sempre di più quello prevalente a fine anni ’90. Considerando anche la scarsa preoccupazione della FED circa gli effetti secondari delle sue politiche monetarie ultraespansive, e lo struggente desiderio della Casa bianca per una ripresa del rally azionario, direi che le probabilità che l’attuale quadro possa evolvere in una bolla in un futuro non troppo distante (anche se non immediato) sono aumentate.
A cura di Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr