Wall Street snobba (per ora) le trimestrali delle banche

Le banche hanno inaugurato la nuova earning season Usa: JP Morgan ha riportato bene, battendo sia come fatturato che come utili, e accantonando molto meno delle attese come perdite su crediti. Meno brillanti, ma sempre meglio delle stime i risultati di Citi, con buon beat su utili ma fatturato quasi in linea, e accantomanenti sotto attese ma comunque corposi.
Complice il mood opaco, il mercato non ha però premiato affatto le trimestrali, penalizzando soprattutto Citi per le pendenze di risk management con la Sec.

Molto attesa ieri era pii la pubblicazione del CPI USA di settembre. Ma i numeri non hanno riservato molte emozioni, uscendo in linea con le attese sia come headline che come core (entrambi 0.2% da prec 0.4%), con i dati anno su anno rispettivamente a 1.4% e 1.7%.

Numeri modesti, ma non certo inattesi. Sta di fatto che il mood ha preso a deteriorarsi dopo la loro pubblicazione. Lo si è notato dal rafforzamento del dollaro, dalla perdita di momentum dell’ azionario, e dal mini crollo dei preziosi. Questi ultimi penalizzati, secondo l’interpretazione dominante, dal calo delle attese di inflazione (con questi dati?), ma più probabilmente, in questa fase, molto sensibili al doppio impatto di calo azionario e rialzo del dollaro.

La telenovela dello stimolo fiscale negli Usa

I Repubblicani al Senato hanno programmato per la prossima settimana il voto di un pacchetto comprendente il rifinanziamento del Pay Protection Program e poca altra roba, del valore di 3/500 bln. Visto che non c’è possibilità che questo pacchetto passi alla Camera, si tratta di un’ iniziativa per  addossare ai Democratici la responsabilità del fiscal cliff fino a febbraio. Trump non ha avallato il tentativo, e ha twittato “STIMULUS! go big or go Home!!!” una buona sintesi della sua situazione, secondo il parere di molti.

La Pelosi, che secondo alcune fonti sta fronteggiando, per via della sua tattica dilatoria, qualche resistenza interna, ha scritto nuovamente ai Deputati, chiarendo i motivi per cui rifiuta l’offerta di Mnuchin  e dichiarando senza mezze misure che Trump vuole solo inviare agli americani assegni con la sua faccia sopra (sic) e produrre un rally azionario e se ne frega dei bisogni reali della popolazione.

Insomma, a parte Trump, che vorrebbe disperatamente fare qualcosa, entrambi i partiti al congresso sembrano molto più interessati a rimpallarsi la responsabilità di non deliverare alcunchè entro novembre che a negoziare davvero qualcosa. E’ possibile che nei prossimi giorni la pressione salga un po’ sui Democratici, vista la determinazione della Casa Bianca, e che abbia per loro un costo politico. Ma dovrebbe essere gestibile, perchè i Repubblicani al Congresso non sono allineati a Trump, e non sembrano pronti a finanziare il piano di Mnuchin, anche se l’accordo col i Dems venisse trovato.

In questo contesto, supporto al mercato viene ancora dai cosiddetti “stay at home business“, con tech, social, home entertainment, software etc ad outperformare e, al solito, banche, insurance, energy e ciclici a soffrire. E’ quindi evidente che il Covid resta un fattore di freno.

Il trend dell’S&P 500 – grafico su base daily

A cura di Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr

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