Wall Street sostenuta da politiche fiscali e crescita degli utili

A cura di Eurizon Capital
Il 2017 si presenta come un anno di crescita per l’economia globale, ad un ritmo leggermente superiore al 2016. Per quanto riguarda gli USA, il fatto che la nuova amministrazione sia intenzionata ad attivare lo stimolo fiscale rappresenta un elemento di supporto per l’economia, che vivrebbe l’ottavo anno consecutivo di espansione. Le stime del consenso di mercato prevedono, al momento, una crescita del 2,2% e potrebbero essere riviste al rialzo in corso d’anno, in considerazione della manovra fiscale espansiva. Come termine di paragone si consideri che il 2016 ha registrato una crescita media annua attorno all’1,6%, secondo i dati attuali.
L’atteggiamento ancora accomodante di BCE e Bank of Japan è motivo di sostegno per l’Eurozona e per il Giappone. L’Eurozona affronterà un impegnativo calendario elettorale che riguarderà, nell’ordine, Olanda (marzo), Francia (aprile/maggio) e Germania (probabilmente settembre). All’elenco si potrebbe aggiungere l’Italia. L’incertezza politica può compensare lo stimolo monetario, ma appare in buona parte scontata sia dall’andamento dei mercati negli ultimi mesi, sia da previsioni macro prudenti. Il consenso di mercato prevede al momento una crescita 2017 in rallentamento da 1,6% (dato 2016 non definitivo) a 1,4%. Sembrerebbero esservi quindi spazi di revisione verso l’alto per la crescita e per i mercati.
Per i Paesi emergenti si profila un mix crescita/inflazione migliore rispetto agli ultimi anni. Brasile e Russia potrebbero ritornare a crescere, seppur debolmente, dopo due anni di contrazione. L’India è attesa proseguire la solida espansione già mostrata nel 2016. La Cina sembra essere riuscita a contenere il rallentamento entro gli obiettivi (crescita attorno al 6,5%) soprattutto grazie a stimoli di natura fiscale. In Cina sarà motivo di osservazione soprattutto il tasso di cambio che si è molto indebolito negli ultimi mesi. Da un lato ciò rappresenta uno stimolo alle esportazioni, d’altro lato rischia di innescare nuovi deflussi di capitale, un tema che aveva preoccupato i mercati nel 2015.
In generale, nelle aree emergenti l’inflazione dovrebbe proseguire la discesa iniziata quest’anno, lasciando spazi alle principali banche centrali per tagli dei tassi. A livello globale, invece, l’inflazione, dopo anni di calo, dovrebbe muoversi  lentamente verso l’alto, anche come conseguenza del recente accordo tra i principali Paesi produttori di petrolio per controllarne la produzione.
In definitiva, con riferimento all’andamento del ciclo economico, l’evoluzione della politica economica in USA sarà probabilmente il principale tema di attenzione per l’anno. Il 2016 termina all’insegna dell’ottimismo circa le possibilità di implementare con successo una politica fiscale espansiva per aumentare la crescita e allentare le spinte deflazionistiche tipiche degli ultimi anni. I mesi centrali dell’anno saranno probabilmente un primo momento della verità per valutare il rispetto di tali attese. Tra la primavera e l’estate saranno infatti più chiare le dimensioni e la composizione dello stimolo fiscale.
Eventuali delusioni in questo senso potrebbero riportare verso il basso le attese sulla crescita economica. Al contrario, dati macro buoni per i mesi iniziali del 2017, accompagnati da ulteriore stimolo fiscale, potrebbero alimentare attese di surriscaldamento dell’economia (inflazione) e forzare le banche centrali ad un atteggiamento rigoroso prima del previsto.
In realtà, il principale rischio potrebbe essere rappresentato da mercati che vanno a scontare tutta la positività dello scenario subito, da qui ai primi mesi del 2017, lasciando il resto dell’anno senza particolari spunti o soggetto a prese di profitto.
OBBLIGAZIONI GOVERNATIVE. Nello scenario di riferimento, il rialzo dei tassi d’interesse a lunga scadenza che si è messo in moto da luglio potrebbe proseguire. Riteniamo che il percorso di normalizzazione dei tassi sarà reso graduale da Banche Centrali ancora caute e impegnate ad evitare impatti negativi sull’economia. Appare tuttavia opportuno mantenere un giudizio di sottopeso per la duration dei Paesi “core” (USA e, soprattutto, Germania). Allo stato attuale, si mantiene un posizionamento favorevole sui titoli periferici dell’Eurozona a riflettere i residui spazi di riduzione dello spread dell’Italia dopo l’allargamento pre-referendum. In ottica di medio termine (orizzonte intero 2017), però, il giudizio su questi mercati è neutrale.
OBBLIGAZIONI A SPREAD. Neutrale il giudizio sui restanti mercati a spread. Le obbligazioni High Yield appaiono interessanti in un contesto favorevole alla crescita economica, che terrà basso il tasso di default. Le obbligazioni dei Paesi emergenti, dopo l’ottimo andamento del 2016, possono risultare penalizzate dal rialzo dei tassi USA. La stessa considerazione vale, a maggior ragione, per le obbligazioni Investment Grade i cui tassi potrebbero salire in simpatia con quelli governativi core.
AZIONI. Se il rialzo dei tassi d’interesse sarà sostenuto da maggiore crescita economica non dovrebbe essere di ostacolo all’equity. La Borsa Usa dovrebbe confermarsi la guida per gli altri mercati, trovando sostegno nel probabile taglio alla tassazione sulle imprese e nella prosecuzione della crescita degli utili. Il mercato statunitense è però anche  quello che presenta valutazioni più tirate. Nello scenario centrale Europa, Giappone ed Emergenti potrebbero fare meglio rispetto all’America. Europa ed Emergenti sono interessanti in termini valutativi, ma dovranno superare rispettivamente un’impegnativa agenda politica e il freno derivante dal rialzo dei tassi USA. Il Giappone potrebbe  recuperare il forte ritardo accumulato quest’anno, sempre che lo yen non si rafforzi contro dollaro.

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