Lemanik: il coronavirus non pregiudica la crescita dei mercati asiatici

“Impossibile valutare l’impatto dell’influenza cinese prima di uno-due mesi. Però sappiamo che, storicamente, questi impatti sono limitati in un contesto di medio termine. L’area asiatica resta quindi un interessante tema di investimento a medio termine, insieme con i titoli tecnologici legati al software e al 5G, stimati in crescita del 10% nel 2020”. È l’analisi di Marcel Zimmermann, gestore del fondo Lemanik Asian Opportunity.

“Nonostante l’epidemia del coronavirus, la nostra view rimane positiva sui mercati emergenti asiatici e ci attendiamo un’ulteriore espansione di quest’area geografica nel contesto globale”, spiega Zimmermann. “L’influenza cinese che si sta diffondendo in queste settimane alza chiaramente il livello di incertezza e volatilità sui mercati finanziari a breve termine, ma l’attuale tasso di mortalità è comunque più basso di quello delle epidemie Sars nel 2003 e Mers nel 2013. Tendenzialmente, entro uno-due mesi la visibilità sugli impatti dell’epidemia migliora, grazie agli sviluppi nella ricerca globale. Al momento non siamo ancora in grado di quantificare l’impatto economico sulla Cina e i paesi che la circondano, anche se le misure prese per combattere il virus hanno sicuramente ridotto la crescita economica della regione nel primo trimestre. Sappiamo però che, storicamente, questi impatti sono limitati in un contesto di medio termine”.

Allargando lo sguardo, emergono altri temi che potranno avere un impatto più duraturo su quest’area, come per esempio, l’implementazione del 5G, che porta aspettative di ingenti investimenti nell’Internet delle cose, nell’intelligenza artificiale e negli aggiornamenti dei sistemi software delle imprese.

Negli ultimi dieci anni, le cause più evidenti della sottoperformance degli indici azionari dei paesi emergenti agli occhi degli investitori sono state la debolezza delle materie prime e la forza del dollaro rispetto alle loro valute. La situazione però cambia notevolmente se si considera la performance all’interno del paniere dei mercati emergenti. La grande crescita della classe media in Cina nell’arco gli ultimi dieci anni, infatti, ha contribuito a rendere l’Asia la regione con il più grande bacino di consumatori a livello globale. A livello di performance azionaria, la regione ha sovraperformato anche l’Eurostoxx. L’America Latina, invece, ha sofferto della debolezza delle valute locali e del settore delle materie prime. Negli ultimi due anni, la nuova politica di deglobalizzazione industriale statunitense ha poi influito negativamente anche sugli investimenti nel settore finanziario nel segmento dei mercati emergenti e questa incertezza si è tradotta in valutazioni più basse rispetto a quelle dei mercati sviluppati.

La situazione economica nella regione asiatica ha iniziato a mostrare alcuni segni di stabilizzazione e prospettive migliori in tempi recenti. In particolare, l’indice Caixin China Purchasing Manager è tornato in territorio espansivo a settembre e ha mantenuto questa posizione durante l’ultimo trimestre del 2019. Il rapporto Tankan giapponese per lo stesso trimestre ha mostrato un miglioramento del sentiment aziendale. Le valute dei mercati emergenti asiatici sono rimbalzate sul miglioramento del sentiment e i rendimenti globali hanno finalmente recuperato dai loro livelli depressi.

La sottovalutazione degli emergenti rispetto al segmento dei mercati sviluppati potrebbe dunque diminuire anche grazie agli ulteriori accordi commerciali stipulati tra i paesi della regione asiatica e gli Stati Uniti: la ridotta visibilità geopolitica causata dalla trade war ha rappresentato, senza dubbio, uno dei principali fattori-causa di questa situazione. L’importanza economica e finanziaria del mercato cinese si sta ora traducendo in un peso sempre maggiore del paese negli indici emergenti e globali. La diffusione di strumenti passivi come gli Etf contribuisce ad alimentare questa tendenza in maniera significativa.

“Una debolezza del dollaro statunitense, causata da aspettative di accelerazione di crescita in Europa e in Asia e deflussi dai cosiddetti asset rifugio, come le obbligazioni governative, dollaro e yen, potrebbe dare supporto ai settori delle commodities, delle valute emergenti e degli emergenti latinoamericani”, conclude Zimmermann.

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