Pil italiano a +16% nel terzo trimestre. Ma ormai non conta più nulla

Il Pil italiano nel terzo trimestre del 2020 ha registrato un deciso rimbalzo del 16,1% rispetto al trimestre precedente chiusosi a -13%. Il dato, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è stato reso noto dall’Istat in base alle stime provvisorie. Su base annua, rispetto al periodo giugno-settembre 2019, l’economia ha invece registrato una contrazione del 4,7%.

L’andamento congiunturale del trimestre supera le stime degli analisti e dello stesso governo che aveva indicato una crescita di circa il 13%, tale da recuperare il crollo dei mesi del lockdown primaverile. La variazione del Pil acquisita per il 2020, quella che si otterrebbe se nel quarto trimestre la crescita fosse nulla, è pari a -8,2%.

Verso un nuovo tracollo

“Ma i dati passati a questo punto contano poco o nulla, un nuovo rallentamento dell’attività economica e dei consumi nell’ultimo trimestre dell’anno è ormai inevitabile, il punto focale sarà la revisione delle stime di crescita economica per il 2021″, osserva Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di Gam (Italia) Sgr, che osseva come, di fronte alla crescita esponenziale dei contagi da coronavirus un po’ in tutta Europa, “le misure di contenimento si fanno via via più restrittive, ormai la parola lockdown non è più un tabù”.

Per quanto riguarda l’azionario, secondo l’esperto, “le attuali valutazioni azionarie sono frutto da un lato di tassi nominali e reali ai minimi storici e dall’altro da attese di una ripresa sostenuta nel prossimo anno. L’equilibrio precario su cui si reggono i mercati è evidente se analizziamo la dicotomia che possiamo osservare fra l’andamento delle quotazioni delle società che battono le stime degli analisti e di quelle invece che le deludono. In questo terzo trimestre i titoli dello S&P 500 che hanno riportato dati migliori delle attese hanno avuto mediamente una performance giornaliera positiva di +0,10%; per contro titoli che hanno riportato utili inferiori alle stime hanno visto una crollo delle quotazioni di -3,7%. Questo significa che un’estensione delle misure restrittive che comprometta la ripresa anche nei primi mesi del 2021 non è certamente nei prezzi e che le prossime due settimane saranno fondamentali per i trimestri a venire. Nel frattempo il mercato torna a riposizionarsi sui settori che riescono ad avvantaggiarsi maggiormente nel quadro attuale, ovvero tecnologia, consumi discrezionali e di base (che ormai hanno nell’online il principale canale di vendita), e a vendere i settori ciclici (industriali, finanziari, petroliferi) che avevano faticosamente ripreso a salire durante l’estate”.

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